Crash. ♥

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. nivaH ´
     
    .

    User deleted


    Bèh... ok. Io sono nuova, e mi sono presentata giusto stanotte, ma non ho resistito. Mi era presa una voglia irrefrenabile di scivere, perciò l'ho fatto. Fa schifo, è terribile, impostato da bambina di quinta elementare, ma io ci provo. Sperando che vi piaccia, anche se ne dubito terribilmente u.u
    Ah, un'altra cosa, siate voi stesse. Cioè, nei commenti, dite quel che vi pare, è tutto ben accetto, non pretendo assolutamente soltanto complimenti, anche perchè con le critiche, ercherò di migliorare questo bel disastro che starete per leggere.
    In bocca al lupo a tutte voi.



    Crash.



    PROLOGO
    Non voglio morire. Non so perché, questo tipo di destino sia stato assegnato a me.
    In vita mia non ho mai fatto niente di male.
    In vita mia… Ho soltanto amato te, in maniera incondizionata. E tu devi essere forte. Dovrai andare avanti.
    Non sarà come avevamo immaginato.
    Stringimi ora, perché il tempo che ho, corre via. Va di fretta, e non aspetta.
    Smetti di piangere, anche se me ne sto’ andando ingiustamente.
    Voglio solo poggiare la mia testa sul tuo petto… quindi adesso stringimi.
    So che troverai la strada per vivere la tua vita, sei sempre stato forte. Perciò ricorda solo di vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo.
    … … … …
    Che cosa devo dire? Non doveva concludersi in questo modo.
    Che devo fare? Ho paura… e credevo che sarei invecchiata con te… Ma questo non succederà.
    No, non succederà.



    QUesto era il prologo, spero vi sia piaciuto. baci a tutte!
     
    .
  2. Clarisssssssa
     
    .

    User deleted


    Interessante, dai postala!
     
    .
  3. RAJHASTA
     
    .

    User deleted


    Un pò "elementare" ma come prologo promette bene!
     
    .
  4. -Jijì-
     
    .

    User deleted


    Mmmm mi è difficile giudicare dal prologo perciò aspetterò che posti il primo capitolo ^_^
     
    .
  5. nivaH ´
     
    .

    User deleted


    Ti correggo... un po' TROPPO elementare. Sfortunatamente Non riesco a scrivere in altre maniere, ma sto' lavorando sul primo capitolo e lo posterò a breve! Grazieee!
     
    .
  6. nivaH ´
     
    .

    User deleted


    Primo Capitolo.


    -Dana, non è possibile! Si tratta di fare un dannatissimo cappuccino, non è così difficile come credi!- sbraitò Adam strappandomi dalle mani la tazza, sistemandola nel lavabo. Ne prese un’altra dalla mensola, e con pochi gesti elementari, riuscì a preparare un cappuccino degno di essere chiamato cappuccino.
    Lavoravo in un piccolo bar sperduto nella vastissima Londra, e probabilmente se non fossi stata la nipote di Adam, mi avrebbero già cacciato via da un bel po’. Ma io avevo bisogno di soldi.
    -Ma che posso farci? Non mi riesce, non mi riesce, e NON MI RIESCE!- sbraitai a mia volta senza accorgermi che un cliente mi aveva appena chiesto una brioche alla marmellata. Mi maledii all’istante per aver perso la calma, e dopo aver tirato un sospiro di esasperazione, mi voltai sfoggiando uno dei miei migliori sorrisi.
    -Scusi… Diceva?- domandai piegando leggermente la testa su un lato.
    Il cliente, sembrava non si fosse neanche accorto della mia sfuriata, e sorridendo disse che voleva la brioche. Non lo feci neanche finire di parlare, che avevo già provveduto a fargliela avere.
    -…E buona giornata!- aggiunsi.
    Girai i tacchi, schivai Adam che se avesse potuto mi avrebbe mozzato la testa, e mi rifugiai nello stanzino. Mi tolsi il grembiule da cameriera, e diedi un’occhiata veloce al telefono che segnava le 11:45, ed uscii frettolosamente.
    -Ciao zio!- urlai alzando la mano destra in cenno di saluto, lui ricambiò ed’uscii dal bar. Era stata una mattinata abbastanza stressante, eppure non ero stata capace di fare un maledettissimo CAPPUCCINO.
    Ah quasi dimenticavo di presentarmi. Sono Dana Cooper ed ho appena compiuto 21 anni. Nella mia vita non faccio niente, sono abbastanza pigra. Potrei stare una giornata intera sdraiata sul divano a guardare la televisione e a mangiare patatine. Ho smesso di andare a scuola all’età di 15 anni, quando è venuta a mancare mia madre. Da all’ora mio padre, non ha più saputo come gestirmi, ed è anche per questo che siamo distanti, ed è anche per questo che appena compiuta la maggiore età, me ne sono andata di casa.
    Era troppo pesante dover sopportare un morto vivente.
    Mia madre morì per cancro allo stomaco, e fu un colpo troppo duro per me tantoché mi ero costretta a chiudermi in casa.
    E avevo un fratello. Un fratello che amavo più di me stessa, molto più grande di me, che se n’era andato di casa, non sopportando più la situazione con mio padre. E mi aveva lasciata lì, sola come un cane.
    E mi mancava da pazzi. Era l’unica persona di cui mi piaceva fidarmi, e il mio unico punto di riferimento.
    Successivamente, come se non fosse stato già abbastanza, venne a mancare la mia “unica migliore amica”, in un incidente stradale. Fu terribile, stavo malissimo, e pensai pure di metter fine alla mia vita, perché sembrava che qualcuno ce l’avesse con me. Perché faceva sparire le persone che più amavo, e io non potevo sopportarlo. Volevo morire e basta. Volevo addormentarmi e non svegliarmi più. E non avevo nessuno a dirmi ”Ci sono io qui per te.”, perché a nessuno interessava del mio stato d’animo. Potevo anche morire da un momento all’altro, perfino mio padre non se ne sarebbe accorto.
    L’unica svolta positiva nella mia vita, all’età di 17 anni, fu mio zio Adam che mi ospitò per qualche tempo da lui. Che mi insegnò l’arte della vita, e riuscì a farmi uscire dalla depressione cronica nella quale ero caduta. Piano, piano ripresi ad essere la Dana di sempre. Mi promisi che sarei stata riconoscente a vita, a mio zio. Grazie a lui avevo ripreso a vivere.
    All’età di 19 anni, la mia vita venne categoricamente stravolta da Nicholas. Nicholas è stato il mio ragazzo per ben un anno e mezzo, e non so bene perché mi avesse lasciato. Lo avevo sempre amato con tutta me stessa, ma evidentemente per lui non era abbastanza, così un giorno d’inizio Estate, mi piantò.
    Fino a questo punto della mia vita, come si può ben notare, sono sopravvissuta.
    Quel giorno pioveva (stranamente -.-), e mi affrettai a prendere la metropolitana per poter arrivare in centro. Dovevo comprare da mangiare al cane prima che i negozi chiudessero, e tornare al mio appartamento.
    Scesa dalla metropolitana, mi imbattei nel traffico, bagnandomi tutta dalla testa ai piedi. Odiavo la pioggia, e ancora di più, odiavo dover fare tutto di fretta.
    Al supermarket comprai i croccantini per Deryck, pagai ed uscii. Presi un taxi per evitare di bagnarmi ancora di più, e dopo pochi minuti arrivai a casa. Aprii il portone, e Der mi fu subito addosso, facendomi cadere a terra.
    -Stupido cane, lasciami stare!- imprecai cercando di non morire soffocata dai suoi baci. Istanti dopo fui capace di rialzarmi, e mentre mi toglievo i vestiti completamente fradici, ascoltai i messaggi in segreteria.
    ”Ciao Dana, volevo soltanto sapere come stavi andando a lavoro perché tuo zio mi ha detto che non sei neanche capace di fare un cappuccino. Sai che credo in te, ce la puoi fare! Ma se hai bisogno di un aiuto, non esitare a chiedere, sai che ci sarò sempre. Un bacio, richiamami quando vuoi!”
    E la segreteria andava avanti con altri messaggi del genere, TUTTI esclusivamente di mio padre. Feci finta di non ascoltare, e appena non ci furono altri messaggi da ascoltare, presi il telefono di casa, componendo il numero di Sophia.
    Sophi, fortunatamente era una persona sempre reperibile. Se non avevo voglia di stare da sola, o se avevo da parlare con qualcuno, da qualche tempo a questa parte, lei c’era. L’avevo conosciuta qualche anno prima, ad una festa, e da lì ci eravamo legate moltissimo.
    -Pronto?- rispose dopo qualche squillo, con voce roca.
    -Sophi!- esclamai felice di sentirla.
    -Sei diventata un parassita, lo sai? Mi chiami sempre alla stessa ora, e non hai mai niente di interessante da dirmi!-
    -Oh, perfetto. Allora se non ti va di sentirmi, fisserò con qualcun altro per andare a fare un po’ di shopping al centro commerciale. Ci sono anche gli sconti, mi divertirò un sacco.-
    Ma non era assolutamente vero. A differenza della stramaggioranza della popolazione femminile mondiale che amava fare shopping, io ero contro. Non mi piaceva camminare in su ed in giù per i negozi e spendere l’ira di Dio per qualche stronzata.
    Ma Sophi no. Sophi non la pensava come me. Sophi amava correre in su ed in giù per il centro commerciale. Sophi amava spendere 200 e passa euro in vestiti, scarpe, borse, biancheria, trucchi ecc… Sophi amava essere sempre al passo con la moda, io no. Non me ne importava un fico secco.
    Certo non andavo in giro come una stracciona, ma sinceramente di avere la borsa firmata di Chanel, non me ne importava assolutamente niente.
    -Cosa? Sconti? Accidentiii!-urlò disperata.
    -…Eh?-
    -Ho la febbre alta, non posso uscire. Mi odio.-
    Restammo al telefono per un’altra manciata di tempo, dopodiché mi costrinsi ad alzarmi dal divano per andare a preparare un piatto di pasta per pranzo.
    Quindi al centro commerciale, ci sarei andata da sola, anche se non ne avevo voglia. Avevo bisogno di comprarmi qualche vestito nuovo, altrimenti sarei andata in giro nuda di lì a poco.
    Quel pomeriggio, al centro commerciale da sola, fu tristissimo. E noiosissimo. Fu peggio di una tortura thailandese, e quando tornai a casa, avevo ne avevo i maroni pieni.
    Per cena mi ero presa una pizza, che non finii nemmeno, e appena finito di mangiare, filai subito a letto.
    … … …
    Il mattino dopo, quando mi alzai era terribilmente tardi. Adam mi avrebbe ucciso, squagliata viva, data in pasto ai coccodrilli e dopodiché mi avrebbe licenziata. Me lo sentivo.
    Mi catapultai dal letto ed andai diretta in cucina. Diedi da mangiare a Deryck, andai in bagno, mi lavai velocemente, dopodiché tornai in camera per vestirmi. Una volta fatto, presi la borsa, uscii di casa, e chiusi a chiave.
    Cominciai a correre a perdifiato ed entrai nel bar vicino casa mia, e presi un caffè di fretta.
    -In ritardo anche stamattina?- mi domandò il barista, che ormai mi conosceva.
    -Si, ma più del solito.-
    Lasciai i soldi sul bancone, senza neanche prendere il resto, ed uscii frettolosamente, mentre mio zio mi stava già chiamando al cellulare. Riattaccai per paura di un rimprovero, e corsi diretta alla metropolitana.
    Scesi le scale, senza guardare con prudenza, andando a sbattere contro qualcosa… o probabilmente qualcuno.
    -Si può sapere dove hai gli occhi?- domandò stizzito.
    -Oh mammina santa. Sono di fretta, devo andare a lavoro, e non ti avevo visto!- mi giustificai cercando di capire qualcosa della situazione.
    -Ma non m’importa proprio un accidente del tuo ritardo, mi hai completamente macchiato la camicia di caffè!-
    Mi tirai su, cercando di non badare al dolore lancinante al ginocchio, e mi scusai per la centesima volta.
    -Giuro, non l’avevo proprio vista! Stia calmo!- dissi avvicinandomi a lui.
    -Senti stupida ragazzina che non sei altro, sono un uomo d’affari. Ho la mia fama, e il mio lavoro è importante almeno cento volte più del tuo. Non me ne sbatte proprio niente se sei in ritardo, la mia camicia è tutt’altro che presentabile!- sbottò prendendomi per una spalla.
    Ecco. Questo adesso mi tira un cazzotto nel viso, me lo sento. Mi smonta come vuole, e io morirò qui, in una squallida metropolitana solo perché sono una persona pigra e soprattutto sbadata.”
    -Ma non te l’ha insegnato nessuno che non si toccano le donne?- intervenne un ragazzo, staccandomi di dosso l’uomo infuriato.
    -Non ti riguarda, togliti di mezzo.-
    -Si da il caso che stai per mettere le mani addosso alla mia ragazza, e non ho voglia di mettermi a questionare.-
    Eh? Che problemi ha questo?
    Il ragazzo aveva qualche anno in più di me, era alto, slanciato, con dei bellissimi capelli castani e profondi occhi grigio-blu che riuscii a notare solo quando si tolse gli occhiali da sole.
    -Eh, allora di’ alla tua ragazza di stare attenta, perché mi ha appena rovinato una camicia da 80 £.-
    -Che la tua camicia costi tanto o no, non m’interessa. Sei una persona insulsa e per di più maleducata. Vieni tesoro, ti accompagno a…- il ragazzo mi guardò all’armato, e mi resi conto che lo stava facendo per darmi una mano.
    -Si… ahm… a lavoro, hai ragione.- esclamai con voce stridula dovuta all’imbarazzo.
    Allungò un braccio sulle mie spalle, e con passo svelto riuscimmo a seminare l’uomo pazzo e schizofrenico.
    -Dovresti portarti dietro uno spray al peperoncino, non si sa mai che persone si trovano in giro.- disse lui per primo, per irrompere nel silenzio che si era creato.
    -Oh, terrò di conto del consiglio. Grazie mille, ma devo scappare. Altrimenti farò tardi e mi licenzieranno! Grazie ancora, davvero!-
    -Ehi, posso almeno sapere il tuo nome?- urlò il tizio, speranzoso potessi sentirlo. Ma purtroppo non capii un fico secco di quello che mi aveva chiesto, perciò mi limitai a fare cenno di si e a sorridere da dietro il vetro del finestrino, e lo vidi scoppiare a ridere. La metrò partì, ed io mi accorsi di aver fatto una clamorosa figura di m****.
    Quando arrivai al bar, c’era ancora poca gente, ma avevo fatto un ritardo madornale. Adam mi guardò con occhi furibondi, e con un sorriso cercai di farmi perdonare, correndo subito nello sgabuzzino a vestirmi, per cominciare a lavorare. Quando uscii, raggiunsi mio zio, che mi domandò il motivo di tanto ritardo. Gli spiegai tutto quello che mi era successo, e alla fine del racconto lui scosse la testa e mi tirò un cozzino in testa.
    -Si e magari questo qui che è venuto ad aiutarti era su un cavallo bianco e ti chiesto di sposarlo!-
    -Ma zio, ti giuro! Ho avuto veramente un intoppo, non è una scusa!-
    -Vai, che c’è quella gente vuole ordinare la colazione! E ringrazia Dio, che ti voglio così tanto bene, perché fossi stata qualcun altro ti avrei già licenziato!- disse cercando di nascondere un sorriso.
    Roteai gli occhi per la dose di zucchero che aveva infilato nella frase, e gli schioccai un sonoro bacio sulla guancia, dopodiché mi diressi sorridendo verso i clienti.
    Per tutto il resto del tempo, pensai a quel ragazzo sognando ad occhi aperti.
    A metà della mattinata, verso le 10:20, mi accorsi che stavo lavorando meglio del solito. Se non altro, mio zio non mi aveva chiesto di fare nessun cappuccino, forse era per quello che tutto filava liscio come l’olio.
    Mentre ero intenta a pulire un tavolo, mi sentii chiamare.
    -Siii?- mi voltai così velocemente che mi partì lo straccio per pulire, dalle mani.
    -Chi si rivede!- esclamò il ragazzo della metropolitana, guardando divertito la scena.
    -Tu? Mi hai seguito?- riuscii a dire piegando la testa di lato.
    -Assolutamente no, è stato un caso.- disse sorridendo accomodandosi sulla poltroncina.
    Mi guardai intorno, raccolsi lo straccio sistemandolo al grembiule e poi mi voltai verso di lui. Ero imbarazzata, anche perché la tenuta da cameriera l’avevo sempre odiata. Mi faceva sentire ancora più ebete.
    -Oh, ehm… Sai già cosa vuoi?- domandai grattandomi la fronte.
    -Cornetto al cioccolato e cappuccino, grazie mille… Dana! Bel nome!- esclamò dopo essersi avvicinato per leggere meglio sulla targhetta. Ridacchiai e raggiunsi mio zio, per dirgli di preparare un cappuccino, nel tempo che servivo le altre persone. Ogni tanto alzavo lo sguardo vagamente, e tutte le volte che lo facevo, gli occhi di quel ragazzo mi seguivano ovunque.
    …TO BE CONTINUED…


    Edited by enªmørs` - 24/6/2011, 17:00
     
    .
  7. Clarisssssssa
     
    .

    User deleted


    Oh che carina, molto bene! Ho un'ideuzza riguardo l'identità del giovane eroe di Dana!
     
    .
  8. -Jijì-
     
    .

    User deleted


    Ahah il ragazzo mi è già simpatico! :) Brava, aspetto il prossimo :)
     
    .
  9. bruna9089
     
    .

    User deleted


    sono curiosa........vediamo un pokino cosa succederà!!!
     
    .
8 replies since 23/6/2011, 13:00   97 views
  Share  
.