RICORDATI CHI SEI

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  1. redmoon
     
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    Ok, ragazze...vi propongo la mia FF...dopo aver riscritto i libri della saga dalla parte di Edward, ho voluto provare a scrivere il seguito...e su twilightitalia è piaciuto molto...spero piacerà anche a voi!!!! :rolleyes:
    vi posto la copertina che creato...la metto sotto spoiler perché ancora non ho capito bene che misure posso usare qui.... ;)

    SPOILER (click to view)
    image


    PROLOGO



    In quella mattina ancora addormentata, intrappolata in un cielo bianco come ghiaccio, la neve scendeva silenziosa in fiocchi grossi e pesanti.

    Renesmee dormiva ancora.

    Appena sveglia, sarebbe saltata sul nostro letto, senza che avessimo il tempo di accorgercene.

    Istintivamente tirai il lenzuolo a coprirci.

    Bella era rannicchiata contro di me, le gambe intrecciate alle mie, il capo adagiato sul mio petto. I capelli scomposti mi solleticavano la pelle al ritmo del suo respiro tranquillo.

    Con la punta delle dita seguiva la linea dei miei muscoli, sfiorandomi appena la pelle, in un silenzio rilassato e sereno, come disegnasse un’opera d’arte, il respiro fresco che mi faceva rabbrividire.

    “Tutto bene, signora Cullen?”, sussurrai, inanellando una ciocca dei suoi capelli tra le dita e sfiorandole la fronte candida con le labbra.

    “Mmmm…non potrebbe andare meglio…”, mugolò accoccolandosi ancora di più contro di me e strofinando la guancia contro il mio petto, inspirando a fondo.

    Accompagnai il suo movimento, stringendola più forte e l’emozione di saperla finalmente, di nuovo mia, mi colse così all’improvviso e così violenta, che mi fece male e per un attimo riaffiorò, come un ricordo straziante, il panico di perderla, il terrore che quel destino incostante e mutevole, decidesse nuovamente di separarci.

    Dovette percepire quel fremito di panico, perché il palmo della sua mano si schiuse su di me in una carezza protettiva e rassicurante.

    “Sono qui…”, mormorò e il suono caldo della sua voce bastò a sciogliere la mia tensione.

    Guardai fuori dalla finestra, in quel bianco abbagliante che nascondeva ogni cosa. Nemmeno i nostri sensi, così acuti, riuscivano a percepire alcun suono. La neve attutiva qualsiasi rumore.

    Avevamo la sensazione di galleggiare in un presente tiepido e molle, in un tempo sospeso, che non aveva legami col passato, né col futuro, dove ogni parola avrebbe rimbalzato come un’eco e ogni gesto non avrebbe avuto alcuna conseguenza.

    I nostri corpi si erano cercati e trovati tutta la notte, il silenzio rotto solo dai nostri sospiri, finché la certezza di esistere ancora l’uno nell’altra aveva placato la nostra smania e cancellato la nostra paura.

    Il desiderio, quello, era sempre vivo, ma ora che il nostro orizzonte sembrava stendersi all’infinito, indugiavamo pigri in quest’intimità così familiare, così umana, da sentirne quasi il calore sulla pelle.

    “Renesmee dorme ancora…”, sorrisi.

    “Povera piccola, era stremata ieri sera…spero soltanto che riesca a dimenticare…”

    “E’ forte e determinata come te…hai visto come ha tenuto testa ad Aro? E gli ha chiesto pure di non farci alcun male…”, dissi, una punta d’orgoglio che m’illuminava il sorriso. Le mie splendide, coraggiose donne…erano mie, ancora stentavo a crederci…

    Al nome di Aro, sentii i suoi muscoli contrarsi per un attimo e la sua carezza trasformarsi in una morsa sul mio petto.

    “Ti prego…non farmi il suo nome…non posso pensare al lampo nei suoi occhi nel guardarla…non sarò mai tranquilla…”

    “Alice è tornata, Bella…se i Volturi dovessero tornare, lei li vedrà…ma non dobbiamo preoccuparcene ora… non torneranno per molto, molto tempo…”, dissi, alzandole il mento e costringendola a guardarmi negli occhi.

    “Dobbiamo parlare del nostro futuro…”, accennai, per cambiare discorso, “abbiamo qualche problema da risolvere, ora…”

    “Voglio rimanere a Forks…”, balbettò, abbassando di nuovo il capo sul mio petto. Non mi sfuggì quella vena disperata nella sua voce.

    “Lo so…anch’io non vorrei andare via...”, scandii piano, facendo una lunga pausa, “ma cos’altro possiamo fare? Renesmee cresce a vista d’occhio e tu sei così diversa, ora…”

    “Voglio rimanere qui, ti prego…” disse, e questa volta non cercò di nascondere il suo sconforto, “mio padre, Jake, tutto questo…non posso…non voglio…”

    “Shhhh…tranquilla…”, la strinsi, baciandola sulla fronte, cercando di placare il tremito che la scuoteva, “ troveremo il modo…qualcosa c’inventeremo….non dobbiamo decidere adesso”.

    “Voglio restare…”, azzardò di nuovo, le labbra che le tramavano, gli occhi imploranti, incoraggiata dal mio tono arrendevole…non riuscivo a negarle niente, quando la vedevo soffrire. Per quanto tempo ancora avrei espiato la sofferenza che le avevo inflitto? Probabilmente per l’eternità….e, in fondo, non chiedevo altro.

    “Tu hai già deciso, vero…?”, dissi, guardandola di traverso, la bocca stretta in una smorfia d’impotenza, “…e immagino che ogni argomentazione ragionevole, ogni considerazione saggia e realistica da parte mia sarebbe del tutto superflua…giusto?”, chiesi, scuotendo la testa rassegnato.

    “Giusto…”, concordò, rincuorata, allungandosi a mordermi il labbro.

    “Questo non è leale…”, dissi, con la voce improvvisamente più roca e meno dolce, trattenendo le sue labbra a mia volta.

    Bastò quel contatto a scatenare di nuovo il desiderio irrefrenabile di lei. I suoi occhi lampeggiarono delle stesso fuoco e sentii la sua mano cercarmi sotto le lenzuola.

    “Che fate?”, cinguettò Renesmee, affacciandosi alla porta, il musetto ancora assonnato e i riccioli ramati che le coprivano gli occhi.

    Per la sorpresa, la mano di Bella si chiuse in una tale morsa, che non riuscii a trattenere un gemito strozzato e temetti fortemente che le nostre interminabili notti avrebbero avuto un’amara battuta d’arresto. Bella allentò la presa ridacchiando.

    “Buongiorno, tesoro…hai dormito bene?”, le sorrise luminosamente, tendendole entrambe le braccia e riuscendo a modulare il tono della voce, cancellando quel tono basso che l’eccitazione le aveva scatenato. Per me fu più complicato. Nell’attesa di riprendere un aspetto più dignitoso, mi girai su un fianco, puntellandomi su un gomito.

    “Posso venire lì in mezzo a voi?”, pigolò, chinando la testa da un lato e uscendo dall’ombra.

    “Certo, amore…vieni…”, la incoraggiò Bella, “ ma cos’hai in mano?”

    “Ci sono un sacco di foto…”, disse, arrampicandosi sul letto e mostrandoci in nostro album di nozze. Si accomodò con la schiena contro il mio petto, dimenandosi fino a trovare la posizione più comoda, e sorrise beata quando il mio braccio la circondò e le posai un bacio tra i capelli.

    “La mia principessa curiosa…”, le sussurrai scompigliandole i capelli. Ridacchiò e posò la manina sul mio viso. “Si, si…sono il tuo principe….ma un giorno non mi vorrai più…”, risi.

    Corrugò la fronte e mi fissò con uno sguardo carico di rimprovero, la bocca stretta in un broncio delizioso, premendo più forte la mano contro la mia guancia.

    “Va bene, va bene…sarò il tuo principe per sempre!”

    “Scusate se esisto….”, ridacchiò Bella, scuotendo la testa incredula, “…Edward Cullen, devo forse trovarmi un altro principe?”

    “Forse la principessina ti concederà di essere la mia regina…che ne dici, Renesmee?”, chiesi, facendole l’occhiolino.

    Il musetto pensieroso e incerto, velato da un certo sussiego, indugiava capricciosa nell’indecisione, finché, con un sorriso luminoso, “….va bene…”, concesse.

    Poi, spingendo i piedi contro il braccio di Bella, impaziente e curiosa, “le foto…”, trillò e si riadagiò, contenta come una pasqua, tra le mie braccia.

    Gli occhi sfumati ormai di un arancio dorato, assaporando quell’atmosfera così calda e familiare, Bella sospirò serena e cominciò a sfogliare le pagine, lo sguardo rischiarato da una profonda emozione.

    “Renée…”, sussurrò, passando la punta del dito sulla figura elegante in posa accanto ad Esme, con un sorriso appena venato di una tristezza dolce quanto inevitabile.

    Renesmee la guardava curiosa, ma Bella sembrava incantata, distratta. “Chi è quella signora?”, chiese infine, sbuffando un po’.

    “E’ la mia mamma, tesoro…la mia mamma”, rispose Bella con un sospiro, carezzandole il viso.

    “Come Charlie è il tuo papà?...come lui è il mio papà?”

    “Si, amore…e come io sono la tua mamma…vieni qui…”, mormorò e la strinse in un abbraccio, che tradiva tutta la sua nostalgia.

    La mano sul suo viso, divincolandosi dalla stretta eccessiva, Renesmee riguadagnò la sua posizione contro di me.

    Bella continuava a sfogliare le pagine e Renesmee le fermava la mano, ogni volta che riconosceva Renèe e la indicava con un sorriso estasiato.

    “Non la conosci, perché abita lontano…si…un giorno…l’andremo a trovare…Jake?...si…c’era anche lui…ma non ama farsi fotografare…”, disse Bella con un filo di voce, lanciandomi appena un’occhiata.

    Seguivo con lo sguardo ansioso quell’arcobaleno di emozioni contrastanti che dipingevano il suo viso, un peso che mi gravava sul petto, con l’amara consapevolezza che prima o poi avrebbe inevitabilmente sofferto la perdita di tutti i suoi legami col passato. In parte, li aveva già persi.

    Ma poi posò lo sguardo su Renesmee , per alzarlo lentamente su di me…e il suo viso s’illuminò di una gioia così intensa, così piena e completa, che mise a tacere quella parte di me, quella un po’ noiosa, quella più responsabile, quella che Jacob detestava e che continuava a blaterare in un angolo della mia testa…Renée…Forks…Renesmee…dobbiamo andare via da qui….
     
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  2. bella_and_EDWARD
     
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    bllss!!!!!!!!!stupendo!!!!!
    continua,posta!!=) :quoto:
     
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  3. redmoon
     
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    CITAZIONE (bella_and_EDWARD @ 13/10/2010, 21:11)
    bllss!!!!!!!!!stupendo!!!!!
    continua,posta!!=) :quoto:

    grazie mille, posterò presto il capitolo! ^_^
     
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  4. •°o.O Cy_Pattinson O.o°•
     
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    Belloooooooooooooooooooooooo!!! il prologo mi piace un sacco... *.*
    Ora sono curiosa di leggere il seguito..
    aggiorna presto!!!! ^^
    Baci
     
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  5. redmoon
     
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    CITAZIONE (•°o.O Cy_Pattinson O.o°• @ 14/10/2010, 12:31)
    Belloooooooooooooooooooooooo!!! il prologo mi piace un sacco... *.*
    Ora sono curiosa di leggere il seguito..
    aggiorna presto!!!! ^^
    Baci

    grazie!!! domani posterò il primo capitolo...
     
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  6. redmoon
     
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    Capitolo 1 – LA CACCIA


    “Siete pronte?”, chiesi, un piede già fuori dalla porta, la mano impaziente sulla maniglia. Nessuna risposta. Alzai gli occhi al cielo.

    Se Bella non perdeva mai tempo a prepararsi, infilandosi sempre il primo paio di jeans che trovava in giro e una maglietta qualsiasi, Nessie passava ore indecisa davanti allo specchio, provando e riprovando indumenti che si accumulavano depressi in una pila sempre più alta sul suo letto e per terra.

    La sua stanza mi ricordava quella di Bella, in questo non mi somigliava affatto. Ogni volta che mi affacciavo in quella camera, mi spingeva via con le mani, ridacchiando della mia espressione disgustata e, chiudendomi la porta in faccia, mentiva spudoratamente, “Dopo metto tutto a posto!”

    Mi appoggiai allo stipite della porta incrociando le braccia rassegnato e guardai fuori il cielo terso che rischiarava la radura ombrosa. Il sole cominciava a intiepidire l’aria ancora fresca e, salendo lentamente, si faceva strada tra i rami in lame di luce evanescenti che tagliavano affilate l’umidità della notte.

    “Non mi va di andare a caccia tardi…con queste belle giornate c’è sempre in giro qualcuno nella foresta…”, dissi sbuffando, ma non potendo fare a meno di illuminarmi alla vista di Bella che usciva dalla camera, lanciando un ultimo appello a Nessie, tanto per farmi contento.

    “Dai, Renesmee…sbrigati…o ti lasciamo qui!”, ridacchiò, volgendo lo sguardo verso di me e venendomi incontro con un sorriso smagliante.

    Aveva fatto finalmente suo il concetto di eternità, in questi anni, e la mia smania la faceva sorridere, al punto che spesso indugiava pigra solo per il gusto di stuzzicarmi.

    “Ciao, meraviglia….”, mi baciò sulle labbra, allacciando le braccia intorno alla mia vita e sprofondando il naso nel mio petto, inspirando a fondo.

    “Perché somiglia così maledettamente a Alice?”, chiesi, avvolgendo il suo corpo minuto tra le mie braccia e tenendola stretta per un tempo che mi sembrò, come sempre, troppo breve.

    “Mmm…è figlia tua, dimentichi? I geni dei Cullen devono essere molto più prepotenti dei miei…”

    “Nessie!!!!!!”, la chiamai di nuovo, alzando la voce.

    Bella mi lanciò uno sguardo di rimprovero. Non amava sentirla chiamare in quel modo e non si era mai abituata.

    “Arrivo, papi!!!”, rispose, i lunghi e folti capelli ramati che le ricadevano sulle spalle in onde morbide e lucenti. Il viso, appena soffuso di una sfumatura di rosa, aveva la lucentezza della porcellana e i suoi occhi, color cioccolato come quelli di Bella, erano incorniciati da ciglia lunghe e folte.

    Stringendo le labbra carnose, mi buttò le braccia al collo e mi stampò un bacio sulla guancia, scansando Bella dal mio abbraccio.

    “Scusa, papi, sono pronta…è che non sapevo proprio cosa mettermi…”, disse con finta aria di scusa , alzando le sopracciglia che disegnavano un arco perfetto sugli occhi luminosi.

    Inclinai la testa da un lato, scostandola da me per guardarla meglio, “Stiamo andando solamente a caccia, tesoro….”, dissi perplesso, guardando il top striminzito che le arrivava appena sotto il seno e i jeans a vita bassa , strappati ad arte, che lasciavano scoperto più di quanto dovessero coprire. Il braccialetto che le aveva regalato Jake, e che portava da anni, la copriva sicuramente di più…

    “Infatti ho le scarpe da ginnastica!”, ridacchiò, lanciando a Bella uno sguardo complice e dileguandosi fuori per troncare il discorso.

    “Allora?...vi muovete?”, disse ridendo. E la sua risata argentina riempì la radura, frantumandosi in tanti piccoli gorgheggi tra le foglie dei rami e tra i fiori.

    Ci lanciammo attraverso il vialetto, saettando nel bosco, saltando elegantemente il fiume e, rasentando la villa, c’inoltrammo nella foresta, allontanandoci il più possibile dall’abitato, per evitare d’incontrare umani.

    L’aria era già tiepida, ma ancora umida della notte e il profumo dei fiori evaporava da quel velo di rugiada insieme all’aroma pungente della terra e dell’erba. Ci arrampicammo agilmente lungo il crinale e sugli alberi, e muovendoci silenziosamente tra i rami alti, inspirammo a fondo gli aromi della foresta per individuare le nostre prede. Al nostro passaggio piccoli animali atterriti si dileguavano nelle loro tane e nei tronchi cavi…riuscivo a sentire l’odore della loro paura e il pulsare frenetico dei loro piccoli cuori timidi.

    Qualche albero avanti a noi, acquattata come un felino, Renesmee fiutava l’aria, le narici che fremevano, gli occhi stretti in una fessura e i muscoli tesi, pronti allo scatto. Il mento proteso in avanti, le mani come artigli sul ramo, i capelli si muovevano alla brezza leggera, rilucendo come fiamme quando il primo pallido sole occhieggiava tra le foglie.

    Morbida e sinuosa, scivolava silenziosa di ramo in ramo, come sfiorasse velluto, con la leggerezza di una piuma, seguendo una scia che si distingueva dalle altre e l’attirava irresistibilmente.

    “Andiamo con lei?...”, chiesi un po’ ansioso a Bella.

    “Edward!”, alzò gli occhi al cielo, “…non è più una bambina! È perfettamente in grado di cacciare da sola, non corre nessun pericolo!”

    “Hai ragione…”, mi arresi, lanciando un’ultima occhiata verso il punto dove l’avevo vista scomparire, sentendo ancora, debole come un battito di ciglia, il suo giovane cuore pulsare, “…ma ha solo sette anni…”, mormorai, più a me stesso che a lei.

    “Edward!!!”, mi fulminò con lo sguardo, allargando le braccia e scuotendo la testa, “non dire scemenze!!! Non sono i sette anni che avevo io…è una donna, e forte come una roccia, per giunta! …e quando ero come lei anch’io me ne andavo in giro da sola!”, esclamò, con un misto di stupore e paziente rassegnazione.

    “Lasciamo perdere, Bella…”, sbuffai, “… non ho mai approvato tutta la libertà che ti lasciava tuo padre…e se penso ai guai in cui ti sei cacciata continuamente…”, borbottai tra i denti e non riuscii a finire la frase.

    “Santo cielo, Edward, falla finita…mi sembri un vecchio di cent’anni!!!” e scoppiò a ridere, prendendomi la testa tra le mani e chiudendomi la bocca con un bacio. “Basta, ora…andiamo a caccia…”, sussurrò, respirando tra le mie labbra e vanificando, come al solito ogni mio scrupolo.

    Ci prendemmo per mano e riscendemmo di nuovo verso il fiume, balzando tra i cespugli odorosi e facendoci largo tra la fitta vegetazione, fino ad appostarci dietro il fogliame basso, poco distante dalla riva.

    Acquattati dietro le felci, ci nascondemmo alla vista di due poderosi alci che si abbeveravano tranquilli. Il vento a nostro favore portava con sé l’aroma del loro sangue caldo e disperdeva il nostro odore verso la foresta e, nonostante i loro grossi occhi umidi fossero vigili e inquieti, non si accorsero di noi.

    Proprio quando stavamo per scattare, un’occhiata d’intesa per scegliere ognuno la propria vittima, gli alci scartarono all’improvviso di lato, gli occhi dilatati dal terrore, gli zoccoli che alzavano tutt’intorno zolle di terra umida. Gli uccelli si alzarono in volo gridando e scompigliando le chiome degli alberi, le foglie impazzite che mostravano il loro palmo argenteo e di nuovo il dorso, verde scuro e lucente.

    Quasi sbatterono l’uno contro l’altro, inarcando la schiena possente per mettersi in salvo il più velocemente possibile, talmente atterriti da perdere l’orientamento.

    Ci voltammo di scatto verso sinistra, dove un crepitìo di rami spezzati e un vorticare caotico di foglie anticiparono di un attimo il battito potente di un cuore che pulsava selvaggiamente.

    Prima ancora che percepissimo il suo odore, scattammo in piedi e il mio istinto protettivo mi parò immediatamente davanti a Bella, le braccia allargate a difenderla, non sapevo neanche da cosa. Sentii il veleno inondarmi la bocca e le labbra si arricciarono, scoprendo i denti taglienti come lame, le mie vene vuote che guizzavano lungo il collo, tese come corde.

    La vedemmo farsi largo violentemente tra le piante, scansando i rami, i capelli scompigliati che guizzavano come lingue di fuoco, gli occhi spalancati e il respiro affannato.

    Fu come se una lama di ghiaccio mi trafiggesse il petto e intorpidisse i muscoli. Non riuscivo a muovermi, il fiato sospeso, il braccio rigido a tenere Bella dietro di me, gli occhi fissi su Renesmee.

    Poi, come se il panico si fosse dissolto alla mia vista, in un attimo talmente breve da chiedermi se avessi avuto nient’altro che un’allucinazione, rallentò il passo, riprese il controllo di sé, respirò a fondo e si fermò a qualche passo da noi, le mani che tremavano visibilmente.

    Se non fosse stato per quello e per il rossore acceso delle sue guance, avrei pensato di aver sognato.

    “Siete qui!”, disse con voce ferma, ma una nota stridula nel tono di voce un po’ troppo alto, tradì la sua agitazione e il sollievo di averci trovato trasparì dai suoi occhi inquieti.

    “Che è successo?”, gridò Bella, spostando il mio braccio con insofferenza e afferrandola per le braccia.

    Cercai di frugare nella sua mente, di leggere i suoi pensieri, ma era come se i miei tentativi rimbalzassero contro una parete di vetro e tornassero indietro, lasciandomi soltanto immagini sbiadite e poco credibili in superficie, che sembravano esser state messe lì alla rinfusa, in fretta e furia, a nasconderne altre.

    “Mi sono trovata in difficoltà…”, rispose, sfuggendo il mio sguardo ansioso e penetrante e indugiando, come a prendere tempo, come a riordinare le idee per trovare le parole.

    “Io…ecco…avevo puntato un puma …era sotto di me e stavo per lanciarmi su di lui…”, alzò un istante gli occhi nei miei e subito distolse lo sguardo, continuando a cantilenare più sciolta una lezione che sembrava mandata a memoria…

    “E poi?”, chiese Bella ansiosa, senza staccare gli occhi dal suo viso, le mani strette come artigli intorno alle sue braccia.

    Il mio silenzio la inquietava e fissava, senza alzare lo sguardo, il mio petto che si sollevava e si abbassava, faticando a trattenere l’ansia che lo devastava.

    Rimasi sorpreso di come si tenesse a distanza invece di gettarsi tra le mie braccia, come aveva sempre fatto quando qualcosa la turbava…non riuscivo a capire e più tentavo di incrociare il suo sguardo, più brancolavo alla ricerca di quella sintonia speciale che correva da sempre tra noi, più la sentivo riluttante , senza riuscire a colmare quello spazio di vuoto assoluto che si era creato tra noi.

    “Non mi ero accorta che ce n’era un altro alle mie spalle” continuò, “…ho sentito solo il suo fiato caldo sul collo e ho fatto appena in tempo a scappare…”

    “Oh mio Dio!!!”, ansimò Bella, stringendola tra le braccia, “Avevi ragione, Edward…non voglio neanche pensare a quello che poteva succedere!!!...non voglio più che vai a caccia da sola… o con noi o con Jake, almeno…”

    “NO!”, gridò. Poi, riprendendo il controllo, “...voglio dire…non c’è bisogno che ti agiti…poteva succedere a chiunque di noi…”, ribatté trafelata, “non voglio che mi stiate con l’alito sul collo, solo per quello che è successo oggi…”

    “Non se ne parla…”, intervenni con voce ferma, alzandole il viso verso di me, “guardami negli occhi Nessie…non voglio più che tu vada a caccia da sola, mi hai capito? Puoi venire con noi…andare con Alice, Jasper, chi vuoi…puoi chiederlo a Jacob…ma non voglio che vai sola!”

    Strinse le labbra in una linea dura e sottile, gli occhi socchiusi, e il suo sguardo di sfida mi ferì come un colpo di rasoio in pieno viso…la mia mano ricadde lungo il fianco, liberandole il mento dalla stretta e il mio sguardo addolorato sembrò improvvisamente scioglierla.

    “Oh, ti prego…”, disse, buttandomi le braccia al collo e stringendomi forte, “ scusa, scusa…”, proruppe singhiozzando, nascondendo il viso nella mia camicia, scossa da un tremito violento, “non volevo…”, balbettò, “ è solo che…mi sento sempre così controllata…non posso farmi vedere da nessuno…posso stare solo con voi o con Jake alla riserva…a volte mi sento in gabbia!”

    La consapevolezza della verità delle sue parole, conseguenza inevitabile della scelta di rimanere a Forks e quella sensazione incancellabile di menzogna contraevano i miei muscoli in uno spasmo doloroso e non riuscii a ricambiare il suo abbraccio. La scostai dolcemente, ma deciso, cercando di nuovo una risposta ai miei dubbi nel suo sguardo sfuggente.

    La mia attenzione fu attratta da una piccola macchia di sangue sul suo top striminzito. Fissai quella goccia bruna e ancora fresca sul suo petto e, senza battere ciglio, mentre domande prepotenti si affollavano nella mia mente senza trovare risposta, con una calma che mi lasciò sconcertato, accennai un sorriso forzato.

    “Ne riparleremo, Nessie. Fortunatamente non è successo niente….cacciamo insieme, adesso…”

    La mia sete era sparita e cacciai per mera sopravvivenza, disattento, senza la minima concentrazione, lo sguardo che seguiva ogni movimento di Renesmee e scrutava, non visto, ogni espressione del suo viso bellissimo. Sembrava percepire la mia tensione muta e la vidi cacciare in modo violento, quasi ossessivo, accanendosi sulle sue vittime come a sfamarsi dopo mesi di astinenza.

    “Cacci come un uomo!”, sorrise Bella soddisfatta, ammirando la sua prestazione e la precisione dei suoi attacchi, “…Emmett sarebbe orgoglioso di te!...ma hai l’eleganza di tuo padre…io, dopo anni, non riesco ancora a tornare a casa pulita!”, rise di cuore, passando il suo sguardo da me a lei, il viso illuminato da una felicità raggiante.

    Possibile che fosse così cieca?

    Non riuscii a regalarle altro che un debole sorriso e, prendendola per mano, seguiti da Renesmee, tornammo a casa.

    “Che programmi hai per oggi?”, le chiesi con tono casuale, tenendo la porta aperta per farle entrare.

    “Jake stamattina era di turno con Sam…aspetto che passi a prendermi e andiamo con gli altri alla Push . Passeremo la giornata lì…a quanto ho capito Emily preparerà qualcosa da mangiare e cucineranno sulla spiaggia.”

    “Comincia a scegliere il costume, allora…”, ridacchiò Bella, ci vorranno ore prima che decidi quale mettere!”

    Ebbi la sensazione che fosse sollevata da quel suggerimento e la vidi svicolare in camera sua, chiudendosi la porta alle spalle.

    “Mmmm…abbiamo tutta la giornata per noi, allora…”, mormorò Bella, allacciandomi le braccia intorno alla vita e posando il viso sulla mia schiena. Abbandonai la teta indietro contro la sua, avvolgendo le mie braccia intorno alle sue e quel contatto sciolse un po’ la tensione che ancora irrigidiva la mia mascella in una linea dura.

    Quando Jake si presentò alla porta, molto più tardi del previsto, Renesmee non era pronta, ancora chiusa nella sua camera.

    “Ciao, Jacob…temo dovrai aspettare, come al solito…”, sorrisi sulla soglia.

    Non accennò ad entrare e la sua espressione seria mi suggerì di chiudermi la porta alle spalle.

    “Ciao …”

    “Tutto bene?”, chiesi preoccupato.

    “Abbiamo un problema, Edward…”
     
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  7. bruna9089
     
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    è molto interessante leggere un seguito a breacking dawn....perkè in fondo la curiosità di sapere qll ke succede anke dopo c'è sempre.....penso ke scrivi molto bene e soprattutto sono curiosissima di leggere i prossimi capitoli....adoro leggere dal punto di vista di edward e soprattutto sono innamorata dei libri della saga e quindi mi stuzzica un seguito.......posta prestoooo!!!!
     
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  8. redmoon
     
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    CITAZIONE (bruna9089 @ 15/10/2010, 20:57)
    è molto interessante leggere un seguito a breacking dawn....perkè in fondo la curiosità di sapere qll ke succede anke dopo c'è sempre.....penso ke scrivi molto bene e soprattutto sono curiosissima di leggere i prossimi capitoli....adoro leggere dal punto di vista di edward e soprattutto sono innamorata dei libri della saga e quindi mi stuzzica un seguito.......posta prestoooo!!!!

    io adoro scrivere dalla parte di Edward!!!...dopo aver tradotto midnight sun, ho riscritto tutta la saga dalla parte di Edward!!!...poi mi sono decisa a fare il seguito...
    grazie!!!!! :wub:
     
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  9. •°o.O Cy_Pattinson O.o°•
     
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    CITAZIONE
    molto interessante leggere un seguito a breacking dawn....perkè in fondo la curiosità di sapere qll ke succede anke dopo c'è sempre

    Concordo in pieno!! *.*
    Poi questa storia mi piace un sacco... ora sono curiosa di vedere ke è successo... ho la sensazione che renesmée centri qualcosa... -.-
    Aggiorna presto..
    baci
     
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  10. redmoon
     
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    Capitolo 2 – SANGUE


    Scesi il gradino, lanciando appena un’occhiata indietro e mi allontanai dalla porta . Non avevo idea di quello che stava per dirmi – e non ero sicuro di volerlo sapere - ma sapevo con certezza che era meglio che Bella non ascoltasse la nostra conversazione.

    Era nervoso e agitato e gonfiava il petto, sbuffando sonoramente, dondolandosi inquieto sulle gambe. Aveva imparato a mischiare le carte nella sua mente, quel tanto che bastava a non farmi vedere chiaramente i suoi pensieri, e di questo gli ero stato grato, soprattutto quando tali pensieri erano rivolti a Renesmee, ma quella mattina non avevo alcuna voglia di giocare agli indovinelli e una sensazione crescente di nausea mi suggeriva di stare il più lontano possibile dalla sua mente.

    Mi sentivo immerso in una sorta di fluido denso che mi impediva di respirare e chiudeva il mondo fuori dalle mie percezioni e le orecchie mi ronzavano fastidiosamente, mentre, senza dire una parola , gli occhi rivolti a terra, spingevo Jacob per il gomito.

    “Parla…”, e la mia voce mi arrivò attutita e lontana, come se la mia bocca parlasse e le mie orecchie si rifiutassero di assecondarla.

    Un po’ sconcertato dalla mia reazione, cercando di incrociare il mio sguardo, ma impaziente di mettermi al corrente, esitò solo un istante per trovare le parole.

    “Abbiamo trovato qualcosa nella foresta, io e Sam…”, cominciò, ma sembrava che i suoi pensieri lo travolgessero come una valanga, più veloci di quanto le parole riuscissero a tradurli e non sapesse bene come fare per dargli un ordine e un senso.

    Ebbi un moto d’impazienza e strinsi le labbra, costringendomi a tacere per non rallentarlo ulteriormente. Per quanto non volessi ascoltarlo, non avevo scelta e l’avrei preso per la braccia e l’avrei scosso, fino a fargli uscire le parole tutte insieme, tanto m’irritava la sua incapacità di esprimere chiaramente un pensiero senza girarci intorno per ore!

    “Si, Jacob…dimmi…”, masticai tra i denti, la mascella talmente rigida che le labbra si schiusero appena.

    “Abbiamo trovato tracce di sangue, sul crinale della montagna…ma nessun resto…”, articolò a fatica e fece di nuovo una pausa.

    Se avesse esitato ancora, lo avrei azzannato alla gola. Serrai i pugni e incrociai le braccia, per trattenermi.

    “C’era un mazzo di chiavi, seminascosto tra le foglie e…un odore intenso, fortissimo…come di fiori, ma talmente dolciastro, da essere nauseante…insopportabile…nient’altro.”

    “Fiori…?”, chiesi.

    “Si…o qualcosa di simile, non so…per questo mi serve il tuo aiuto. Vorrei che andassi a dare un’occhiata, prima di avvertire Charlie. Non vorrei…non lo so, vorrei escludere sorprese…magari sono solo timori, i miei…insomma…il tuo naso è migliore del mio e la faccenda è troppo strana. Non può essere stato un animale…giusto? Ci sarebbero dei resti, vestiti….”

    Mi guardò come se sperasse che con una parola riuscissi a fugare i suoi timori, ma il mio stomaco si contrasse nuovamente…non può essere stato un animale, non può essere stato un animale….

    La sensazione di nausea crebbe al punto che ebbi la sensazione che, se solo avessi aperto la bocca, mi sarei svuotato di tutte le mie viscere e mi sarei accasciato a terra come un sacco rovesciato.

    Mi appoggiai istintivamente al suo braccio, per non cedere alla debolezza improvvisa che mi aveva intorpidito le membra, e mi sforzai di tirare fuori un suono dalla mia gola , stretta in una morsa.

    “Dove?”, chiesi e non riuscii a tirare fuori altro, mentre immagini da incubo saettavano senza controllo nella mia mente, squarciando il buio, vivide e guizzanti come lampi, e chiusi gli occhi con una smorfia di sofferenza, nel vano tentativo di respingerle.

    Affanno,… una macchia scura contro il bianco, …un cuore che pulsa selvaggio, …una chioma rossa scompigliata… lacrime, menzogne…paura…

    Il mio viso doveva essere grigio, perché Jacob mi fissava in modo strano, posando entrambe le mani sulle mie braccia, non so se per scuotermi o per sostenermi .

    “Tutto bene, Edward?”, chiese, fissando il mio viso e i miei occhi stralunati.

    “Continua…tutto bene…”

    “Sam ti aspetta al fiume, alla base del crinale. Finché non sappiamo qualcosa di certo, vorrei tacere con tutti… non voglio che Nessie o Bella debbano agitarsi per niente…porterò Nessie alla spiaggia, com’era in programma…pensi di riuscire a inventarti una scusa con Bella?”

    Era una parola…Bella stava già pregustando il nostro pomeriggio di solitudine…

    Presi il cellulare dalla tasca e digitai freneticamente un numero. Uno squillo, due squilli, tre squilli….Dannazione, Alice!!!! Rispondi!

    “Alice?....mi serve il tuo aiuto…aspetta…
    …se stai zitta un minuto e mi fai parlare….chiama Bella, inventati qualcosa….
    …falla venire a casa, subito!…no, non è successo niente, poi ti spiego…si, adesso….
    …Che ne so? Una cosa di donne, vedi tu…che ???? ….e tu dille che non può starmi sempre appiccicata alle costole!!! Alice, vado di corsa…troverai il sistema, ne sono certo, ottieni sempre quello che vuoi con lei! Ok, ok, grazie…si, lo so che mi costerà qualcosa in cambio…non avevo dubbi…sbrigati!”

    Jacob mi guardava allibito, ma non commentò.

    “Vado a chiamare Nessie…”, disse, posandomi una mano sul braccio. Indugiò un istante, come volesse aggiungere qualcosa, poi scosse la testa e si diresse dentro casa.

    Lo seguii riluttante e trovai Bella al telefono.

    “Alice…che c’è di tanto importante?”, chiese, facendomi cenno con la mano di avvicinarmi, roteando gli occhi in modo significativo, mentre mimava parole incomprensibili per farmi capire. “…veramente, Alice, avevo altri programmi…”, sbuffò, alzando le sopracciglia e lanciandomi occhiate insofferenti.

    Sorrisi. Sapevo benissimo quanto Alice poteva essere insistente. Mi avvicinai a lei e le circondai la vita con le braccia, premendo il corpo contro il suo e strusciando il naso contro il suo collo. La sentii vibrare come una corda d’arpa pizzicata da mani esperte e il tono della sua voce cambiò percettibilmente mentre cercava di inserirsi nel flusso impetuoso di parole di Alice.

    “Alice…non capisco tutta questa urgenza…”, disse e poi sussultò, socchiudendo gli occhi, quando le mie dita le scostarono lievemente i capelli indietro e la mia lingua salì lungo la linea del collo ed esplorò il suo orecchio, “Oh , santo cielo…no, Alice,…non dicevo a te…”, prese fiato…Edward!!!... ridacchiò, “Si…Edward è qui vicino a me….oddìo…eh? che dici?...va bene!!! Ho capito…questa me la paghi, Alice…ecco, si…ora ragioniamo…non è una cattiva idea…d’accordo…Edward!”, m’implorò con gli occhi, mentre la mia mano s’insinuava nel bordo dei suoi jeans, carezzando il suo gluteo liscio e sodo.

    “Edward…lasciala in pace!”, sentii la sua voce stizzita attraverso la cornetta .

    “Ok, Alice…arrivo subito…”, disse Bella a malincuore, staccando la comunicazione e premendo ancora di più il corpo contro il mio. “Devo andare da Alice…”, rantolò, incollando le labbra alle mie e infilando le mani sotto la mia camicia a carezzarmi la schiena”.

    “Peccato…”, le sussurrai, “devi proprio?...”

    “Vado e torno…”, disse con un filo di voce, “…e stasera Renesmee dormirà da lei…sai quelle cose tipo…chiacchierata con la zia...confidenze, pettegolezzi, mani unghie, eccetera? Quelle cose che ha sempre cercato di fare con me senza che le dessi alcuna soddisfazione? Ecco…Renesmee adora fare queste cose con Alice….Tu non ti muovere da qui….”

    “Sbrigati…”, mormorai al suo orecchio, mentendo…o forse non era proprio mentire…

    Mi sentivo un po’ in colpa, avevo bisogno che tardasse un po’, ma in realtà volevo che tornasse il prima possibile, perché sentivo un bisogno devastante di stare con lei da solo e non sarebbe bastato quel pomeriggio e tutta la notte per placare il desiderio insistente di lei e mitigare la mia angoscia. Il suo viso, il suo profumo…perdermi nel lago profondo dei suoi occhi, le sue mani leggere che sfioravano la mia schiena e le mie mani sul suo corpo …avevo un bisogno disperato, in questo momento più che mai, che queste certezze prendessero il posto dei miei dubbi laceranti.

    “Noi andiamo!” esclamò Nessie, un sorriso smagliante sul viso, la sua mano piccola e candida stretta in quella grossa e scura di Jake. Non c’era niente da fare…non riuscivo ad abituarmi. Storsi un po’ la bocca, distogliendo lo sguardo da quel contatto così disinvolto e quasi sfacciato e incontrai lo sguardo fermo e sincero di Jacob. Tranquillo, sembrava dirmi, è in mani sicure...

    Come se fosse quello il punto…

    “Ha detto Alice se vuoi dormire da lei, stasera…Jasper sta fuori un paio di giorni con Emmett e vorrebbe che tu le facessi compagnia…”, disse Bella salutando Renesmee con un bacio, ma la sua eccitazione era palpabile e Nessie mi lanciò uno sguardo divertito. Nulla nel suo viso ricordava l’immagine che avevo stampata a fuoco nella mia mente e il suo sguardo sostenne serenamente il mio.

    “Perfetto!”, disse con entusiasmo ed ebbi la sensazione che la sua voce tradisse un certo sollievo, “Mi diverto un sacco quando sto da lei…mi porterà Jake dopo la spiaggia!”

    “Divertitevi e…state attenti.”, dissi senza convinzione, regalandole un sorriso che mi costò un certo sforzo.Chiusi la porta e mi voltai verso Bella.

    “Allora a dopo…”, dissi, sfiorandole la fronte con un bacio e dirigendomi pigramente verso lo stereo. Meditai senza fretta la scelta di un libro e mi allungai sul divano con l’aria rilassata e vagamente annoiata di chi non ha niente da fare e pensa solo a come ammazzare il tempo. Sentii il suo sguardo intenso scivolare su di me, indugiando sui particolari e soffermandosi sul mio viso disteso e sorridente. Per un attimo temetti che avesse cambiato idea.

    “Prima vai, prima torni…”, dissi, con tono caldo e suadente.

    Non appena la vidi scomparire, l’occhio fisso oltre i vetri, scattai in piedi, attesi ancora qualche istante e poi imboccai la porta di casa come un fulmine, aggirando la radura e allontanandomi un po’ dal percorso abituale, per essere sicuro che Bella non percepisse il mio odore dietro di lei.

    Mi ci vollero pochissimi minuti e vidi Sam da lontano che mi aspettava inquieto.

    “Scusa se hai dovuto aspettare…non è stato facile liberarmi…”

    “Nessun problema, Edward, capisco benissimo. Vieni…vedrai con i tuoi occhi…”, disse, facendomi cenno di seguirlo.

    C’inerpicammo per un po’ lungo il crinale della montagna, agilmente e senza alcuno sforzo, finché rallentò il passo e mi guidò dietro un grosso cespuglio rampicante che allungava i suoi rami sulla roccia, punteggiandola di foglie verde scuro e di piccole bacche di un arancio vivo.

    Prima ancora di aggirarlo, un profumo intenso e dolciastro mi colpì le narici ed era talmente forte da coprire ogni altro odore che esalava dal terreno al calore del sole. Strette nella mano aveva le chiavi trovate a terra e, piegandosi sulle gambe, mi indicò il punto esatto dove il letto di foglie era macchiato di un colore bruno e ormai opaco. Ci guardammo per un attimo in silenzio, poi raccolsi una di quelle foglie e mi allontanai di poco, per liberare le narici da quel profumo troppo intenso che avrebbe impedito al mio odorato di percepire altri aromi.

    Avvicinai la foglia al viso e inspirai profondamente, poi mi voltai di nuovo verso di lui. “Non ci sono dubbi…è umano”, ma sapevo che non era questo il punto. Annusai di nuovo quell’odore, per imprimerlo meglio nella mente. Dovevo sapere…

    Poi tornai vicino a Sam e mi chinai a guardare meglio il terreno. “Il corpo è stato sollevato…non è stato trascinato…un uomo…o qualcuno di molto forte…”, dissi quasi tra me e me.

    Qualcuno di molto forte…chiusi gli occhi e per un istante le immagini Renesmee coi capelli scompigliati e lo sguardo stravolto ricominciarono a vorticare nella mia mente, facendomi vacillare.

    “Non senti altri odori? Non sai dirmi se è un…vampiro?”

    “No…questo odore copre qualsiasi cosa, sembra quasi un fiore tropicale, quelli che sbocciano e durano pochissimi giorni, impregnando l’aria intorno a sé…non capisco quale sia la sua origine..ma non sento altro…”, dissi, lasciando cadere la foglia e scuotendo la testa preoccupato.

    “Dobbiamo avvertire Charlie?”

    “Si, avvertilo comunque…questa persona avrà dei familiari che lo stanno cercando, immagino…comunque sia, devono sapere…parlane solo con Jacob, però…per il momento è meglio non allarmare gli altri…”

    “Ok, Edward…vado io da Charlie e poi raggiungo Jake…immagino che non debba dire niente a Renesmee…”

    “Renesmee?...”, sobbalzai a sentir pronunciare il suo nome, “No…meglio di no, per ora…teniamoci in contatto, comunque”.

    Scesi balzando di roccia in roccia, scomparendo velocemente alla vista di Sam e correndo come un fulmine verso casa. Dovevo controllare una cosa e dovevo farlo immediatamente, prima che Bella tornasse. Sperai di non trovarla già a casa e pregai con tutto il cuore di poter sciogliere ogni mio dubbio.

    Mi fermai davanti alla porta e presi un profondo respiro, cercando di calmare l’affanno e di riprendere il controllo delle mie emozioni. Abbassai la maniglia ed entrai. Il suo aroma era debole, segno che non era ancora rientrata. Mi chiusi la porta alle spalle e per un attimo appoggiai la schiena al battente, abbandonando la testa indietro, gli occhi chiusi. Il petto si sollevava e si abbassava come un mantice e il silenzio che regnava in casa mi pesava addosso come un macigno.

    Cosa stavo facendo?

    Come un ladro dentro la mia stessa casa, mi diressi furtivo e riluttante in camera di Renesmee. Dentro regnava il caos, l’armadio era mezzo vuoto. Cercai di scansare delicatamente un indumento dall’altro, quasi a non creare ancora più disordine, in realtà per non lasciare segno del mio passaggio. Le mie mani e i miei occhi presero a frugare sempre più freneticamente tra i vestiti, senza preoccuparsi più di lasciare tutto come stava, con l’unico assillante pensiero di trovare quello che cercavo.

    Le mie mani divennero più impazienti e gli occhi quasi bruciavano per la tensione. Rivoltai il cesto dei panni, guardai sotto il letto, riesaminai ad uno ad uno ogni capo non so più quante volte, i sensi tesi a cogliere l’arrivo di Bella. Esausto mi lasciai cadere seduto sul letto, la testa tra le mani…poi mi voltai di scatto verso la cassettiera e aprii ad uno ad uno ogni cassetto, rovistando in quel disordine quasi maniacale, come uno sciacallo nelle viscere di una carogna.

    Mi resi conto che in quel caos Renesmee non si sarebbe mai accorta del mio passaggio e feci quasi uno sforzo per non riporre le cose in modo più ordinato…cosa che avrebbe senz’altro tradito la mia incursione.

    Lo sguardo che correva febbrile in ogni angolo, sollevai il cuscino della poltrona, scostai la tenda, sempre più nervoso, sempre più angosciato, cercando ovunque. Poi lo sguardo mi cadde sul grosso cofanetto che teneva sul comodino…quello dove teneva le cose più care, quelle più intime e segrete. Mi tremava la mano, mentre il braccio si avvicinava a violarlo.

    Alzai il coperchio di pelle rossa imbottita. Il medaglione con la nostra foto, una poesia sgrammaticata di jake – richiusi subito il foglio con gesto nervoso delle dita, combattendo contro una fitta di gelosia- foto di lei con Charlie, una foto di Renée, un’altra di me e lei quand’era piccola…sollevai il doppiofondo.

    Ripiegato con inspiegabile cura, lisciato ad arte perché ingombrasse il meno possibile, trovai il top striminzito, la macchia scura di sangue che mi fissava come un demonio.

    Caddi in ginocchio sostenendomi al letto, gli occhi vuoti di quelle lacrime liberatorie che la natura mi aveva negato. Lo presi riluttante tra le mani, con la punta delle dita, come se ne provassi ribrezzo, come se ne avessi paura e ci affondai il viso, il corpo scosso da un tremore che non riuscivo a calmare. Inspirai profondamente e riconobbi l’odore.

    “Non hai più fiducia in me?”, disse, posandomi le mani sulle spalle e massaggiandomi delicatamente il collo, facendo seguire le labbra al tocco delicato delle sue dita.

    Il suo profumo mi aveva sorpreso prima ancora delle sue mani, prima ancora che la sua mano accompagnasse la porta socchiusa a cercarmi. Avevo fatto appena in tempo a infilare il top sotto il letto e le mie mani si posarono sulle sue, il capo abbandonato all’indietro contro il suo grembo.

    Gli occhi chiusi, mi lasciai cullare dalle sue carezze e immagini silenziose invasero dolcissime la mia mente.

    Lo scudo sollevato, mi raccontava il suo amore, perché le parole non sarebbero bastate, perché ne avrebbe dovute coniare di nuove e non sarebbe mai riuscita a trovarle.

    Ancora inginocchiato, mi voltai verso di lei, cingendola ai fianchi e affondando il viso sul suo ventre, inebriato dall’aroma pungente e caldo del suo corpo eccitato.

    Mi carezzava i capelli, assecondando la carezza del mio viso contro la sua pelle, poi si scostò da me dolcemente, lo sguardo mite e intenso e si spogliò di quel poco che aveva addosso, lasciandolo scivolare a terra.

    “Vieni qui..” sussurrò, attirandomi di nuovo a sé, la bocca socchiusa in un sospiro che si faceva sempre più veloce al tocco delle mie labbra sulla sua pelle gelida e incandescente. Le gambe le tremavano e le sue mani tra i miei capelli si fecero inquiete, nervose, al desiderio devastante che la mia bocca si riempisse di lei, che la mia lingua dissetasse la sete che la bruciava.

    Le mie dita seguivano leggere le linea delle sue gambe, carezzando le sue caviglie sottili e salendo fino ad accogliere nelle mie mani le sue rotondità che fremevano nell’attesa. La punta della lingua che giocava dolcemente dentro di lei, la sollevai senza sforzo e l’adagiai sul letto, stordito dal suo sapore inebriante e affascinato da quei movimenti lenti e inarrestabili del suo ventre che accompagnavano il suo piacere al ritmo del mio.

    Le labbra ancora umide di lei, risalii verso il suo viso e il suo mento scattò all’indietro in un sospiro strozzato quando mi persi dentro di lei e la tenni salda a me, premendo la mano contro la sua schiena. Tutte le mie ansie sembrarono fluire da me a lei e disperdersi dalle sue labbra con i suoi sospiri e, le mani tra i suoi capelli, le scansai una ciocca bruna dal viso, per smarrirmi nello splendore del suo candore, nel turgore delle sue labbra socchiuse e tremanti, nelle palpebre sottili che velavano i suoi occhi scuri e profondi.

    “Adesso dimmi cosa ti angoscia…”, sussurrò nel mio orecchio, gli occhi ancora chiusi, il petto che si sollevava e si abbassava contro il mio.

    Nascosi il viso nel suo collo e sospirai. Dio, come amavo questa donna….

     
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  11. bruna9089
     
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    DIO COME AMO QUESTA STORIA...............
     
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  12. ~ * ~ [ BrEaTh Of YoU ] ~ * ~
     
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    WOW! image
    Questo seguito me gusta! image

    E la penso esattamente come bruna! *-*

    CITAZIONE (bruna9089 @ 15/10/2010, 20:57)
    è molto interessante leggere un seguito a breacking dawn....perkè in fondo la curiosità di sapere qll ke succede anke dopo c'è sempre.....

    Scrivi molto bene, davvero...COMPLIMENTI! image
    Non vedo l'ora di leggere gli altri cap! image

    1 bacione!
     
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  13. redmoon
     
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    WOW!!!! come sono felice!!!!!! :wub: :wub:
    sappiate che vi coinvolgerà moooooooolto....e non vi preannuncio niente... :ph34r: :ph34r: :ph34r:
    vorrei essere più presente, ma sono una girandolona e sto anche su twilightitalia e appesa su twitter, oltre che a seminare wallpapers per il web, a sbavare su rob e a scrivere su un blog....ma qui ci passo sempre, perché siete favolose come la splendida simy!!!!!!! :wub: :wub: :wub:
     
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  14. redmoon
     
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    Capitolo 3 – SENZA MEZZI TERMINI


    Mi sollevai su di lei con un debole sorriso e disegnai con le dita il contorno del suo viso e delle sue labbra, riempiendomi gli occhi di ogni suo tratto, nella contemplazione muta ed estatica dell’essenza della mia stessa vita e un’emozione profonda mi sciolse a sentirla palpitare ancora sotto di me, il suo respiro che mi sfiorava le labbra, fresco, fragrante e irresistibile, come era stato, una volta, l’aroma del suo sangue.

    “Hai riparlato con Renée?”, chiesi e la voce mi uscì malferma e un po’ rauca, dopo tanto silenzio.

    “Edward…”, mi rimproverò, gli occhi ancora chiusi, sospirando.

    “Aspetta…fammi parlare…”, dissi, riflettendo per mettere ordine nel caos della mia mente e scegliendo con cura le parole, per non lasciar trapelare i miei pensieri.

    “Non stai cercando di eludere la domanda?”

    “Non riesco a nasconderti niente, lo sai…”, mentii abbozzando una brutta copia di quel sorriso angelico col quale tante volte avevo tratto in inganno Charlie.

    “Mia madre è felicissima che Renesmee voglia andare a trovarla…sai com’è fatta…si fa sentire di rado, persa com’è nel suo mondo incantato, ma in realtà non vede l’ora di conoscerla! il tempo le passa senza che se ne accorga e da quando è nato Scott, poi, è assorbita totalmente da questa nuova maternità. A noi ha reso tutto più semplice, se ci pensi…non ci vediamo dal giorno del nostro matrimonio, ma sembra non trovarlo strano, quasi fosse la cosa più normale del mondo…e non ha battuto ciglio neanche quando le abbiamo detto di aver adottato “tua nipote” già grande…”, disse, le labbra che disegnavano un sorriso nostalgico e quasi materno, persa nell’immagine confusa di Renèe.

    “Hai ragione…ci ha reso le cose più semplici...
    Pensavo…preferirei che Renesmee non andasse sola…non si è mai mossa da qui…”, feci una pausa, “…potrebbe accompagnarla Esme…”, suggerii, inclinando la testa da un lato, “Che dici?”

    Si sollevò un po’ sui gomiti, scuotendo i capelli indietro e guardandomi tra le ciglia scure, con un’espressione divertita.

    “Jacob no…?”, ridacchiò, “Com’è che ho l’impressione di vivere un déjà-vu….?”

    “Jacob ha delle responsabilità, qui…non può allontanarsi…”, liquidando l’argomento con un gesto infastidito, come a cacciare un pensiero molesto..

    “Senti, senti….neanche dovesse timbrare il cartellino al lavoro…”, mi schernì.

    “Esme andrà benissimo….”, tagliai corto, “sicuramente le farà piacere rivedere Renèe.”

    “E quindi hai già deciso che non partirà sola…”, soppesò, scrutando attentamente il mio viso, “…non so se la prenderà bene…ha qualcosa a che vedere col tuo umore?”

    Ignorai deliberatamente la sua domanda, sovrapponendovi la mia, “Sai quando intende partire?”

    “Fra un paio di giorni, credo…ma prima di coinvolgere Esme, non sarebbe il caso che ne parlassi con lei? Non vorrei che la prendesse come un’altra imposizione….sai, da te ha preso anche quel bel caratterino…”

    “Mmmm…si, forse è meglio…potremmo raggiungerli alla Push…”

    “E il nostro pomeriggio solitario?”, chiese, increspando appena le labbra e fingendo uno sguardo sconsolato, mentre le sue mani già attiravano il mio viso contro il suo.

    “Beh…sarebbe solo una breve pausa tra l’aperitivo e la cena…”, sussurrai, ma indugiai un attimo di troppo e troppo vicino al suo viso.

    “Lascia che ti aiuti…”, disse, soffocando a stento una risatina, “non vorrai dare spettacolo di te….per quanto sarebbe uno spettacolo magnifico…”.

    “Il tuo altruismo è impagabile…”, sussurrai, strappandole un gemito di piacere e sfiorando con le labbra la gola candida inarcata all’indietro.

    Ci rivestimmo a malincuore e ci avviamo mano nella mano verso la riserva, senza fretta.

    Il sole non era più alto nel cielo e le chiome alte degli alberi gettavano lunghe ombre sul nostro cammino, spegnendo i bagliori dei nostri visi luminosi. La terra restituiva il calore di quella calda giornata estiva e una brezza leggera, carica dei profumi del bosco, ci carezzava lieve mentre scendevamo verso il fiume.

    “Prima o poi dovrai incontrare tua madre…”, dissi pensieroso, “non hai mai visto neanche il bambino…è tuo fratello, dopotutto…”

    “Lo so, Edward…ma non voglio pensarci finché non sarà inevitabile…se anche non si accorgesse del mio cambiamento – perché con lei tutto è possibile…- come potrei ingannare Phil? …Phil è diverso…che spiegazione potrei dare? E lei…lei è così felice dopo la nascita di questo figlio, che non mi sento di turbare la sua serenità…sai, in fondo penso che Scott abbia riempito il vuoto della mia assenza. Lasciamo le cose così come stanno, per ora…conoscere finalmente Renesmee me la farà sentire di nuovo un po’ vicina e sarà un diversivo anche per lei, sempre confinata qui a Forks, senza amici, se non Jake e gli indiani della riserva.”

    “Non mi hai detto che cosa voleva Alice…”, dissi con tono leggero.

    “Mmmm…non credo ti piacerebbe saperlo…diciamo che è un suo progetto, qualcosa di ancora campato per aria….non capisco infatti tutta quell’urgenza oggi! … sta tentando di coinvolgermi…dice che ci stiamo rammollendo, confinati qui, che dobbiamo inventarci qualcosa, allargare i nostri orizzonti…”

    Che diamine si era inventata Alice? I suoi “orizzonti” mi terrificavano…Speravo di non dovermi pentire di aver chiesto il suo aiuto…ma, per il momento, preferii non indagare. Se fosse venuta alla carica, niente avrebbe potuto fermarla.

    Lasciandoci sulla sinistra il fianco della montagna, dove arbusti selvatici si arrampicavano aridi sulle rocce esposte al sole, imboccammo il sentiero che scendeva ripido verso la spiaggia, che poteva essere percorso solo a piedi o con un fuoristrada robusto, tanto era accidentato.

    “Che cos’è questo strano odore?”, disse improvvisamente Bella, trattenendomi per la mano, sorpresa da un’improvvisa folata di vento caldo che dalla montagna riarsa si spingeva, attraverso la vegetazione, verso il mare e s’insinuava tra i suoi capelli, scompigliandoli davanti al suo viso. Li tirò indietro con il braccio, trattenendoli con la mano e sporse il mento in avanti, gli occhi chiusi, concentrata a catturare quell’aroma sconosciuto.

    Riconobbi all’istante quel profumo dolce e penetrante e, lasciandole la mano, risalii con un balzo quei pochi metri che ci separavano dalla strada che correva lungo il crinale, seguendo quella debole scia che avrei riconosciuto ovunque.

    Il mio respiro si fece disordinato, mentre m’inerpicavo agilmente sulle rocce, le narici che catturavano quell’aroma appena percettibile, ma così straniero, così diverso dagli altri.

    “Edward!”, mi chiamò Bella, sconcertata, “ …che fai? “

    Senza rispondere, tanto ero concentrato a non perdere quella debole traccia, frugai ogni anfratto, ogni cespuglio, l’aria intorno a me, gli occhi attenti che scrutavano intorno. Niente. Solo il fischio del vento, intrappolato da qualche fenditura della roccia, rispose come un’eco alla mia muta ricerca, e portò con sé, di nuovo verso il mare, quel che restava di quella debole scia, disperdendola nell’aria salmastra.

    “Un odore stranissimo…mai sentito…”, dissi con noncuranza, fingendo un’ingenua curiosità, mentre riscendevo verso di lei, sempre più perplesso.

    “Sì…sembrava un fiore tropicale, un profumo dolciastro...un po’ disgustoso, devo dire…”, disse Bella con poco interesse, tendendomi di nuovo la mano.

    Li scorgemmo dall’alto, mentre scendevamo con passo spedito, i piedi che trovavano l’appoggio senza alcuna difficoltà. I corpi scuri e lucidi nella pallida luce del sole pomeridiano
    risaltavano contro la sabbia candida, erano tutti seduti intorno al falò e le loro risate ci arrivavano allegre e spensierate.

    Renesmee usciva dall’acqua ridendo, i capelli bagnati scompigliati dal vento, il corpo bellissimo che luccicava di gocce luminose che il sale rendeva ancora più brillanti.

    Strisce lunghe e sottili, di un blu grigio intenso, tagliavano il cerchio perfetto del sole, parallele all’orizzonte, stagliandosi contro il cielo terso e appena venato di rosa.

    Correva lungo la riva, guardandosi indietro, le lunghe gambe toniche e feline, la risata argentina che arrivava fino a noi.

    Jacob la chiamava ridendo, correndole dietro a grandi falcate, la pelle scura e i muscoli poderosi che contrastavano con le curve piene e morbide di lei. L’afferrò da dietro e la prese tra le braccia senza alcuno sforzo, le gambe di lei che si dibattevano inutilmente, nel vano tentativo di divincolarsi dalla sua stretta. Corse di nuovo verso l’acqua, mentre lei lo tempestava di pugni sulle spalle, la testa rovesciata all’indietro e la bocca spalancata a implorare inutilmente aiuto dagli altri che ridevano divertiti.

    Jacob la lanciò in aria e Renesmee sprofondò in acqua in un esplosione di schizzi, bagnandolo da capo a piedi.

    Scendemmo veloci e ci accolsero sorridendo, con la loro solita calda e spontanea ospitalità, Seth avanti a tutti, invitandoci a sedere tra loro, intorno al falò appena acceso.

    Quando Nessie si accorse del nostro arrivo, uscì spumeggiante dal mare, correndoci incontro
    con un sorriso smagliante, gli occhi illuminati da una gioia sincera.

    “Mamma, papà!” gridò, raggiante, saltandomi al collo e bagnandomi tutto.

    “Nessie!....”, scoppiai a ridere, allargando le braccia e cercando di scostarla da me.

    “Che ci fate qua?”, sorpresa che non avessimo approfittato della nostra giornata di solitudine.

    Jacob si avvicinò cauto, cercando d’incrociare il mio sguardo, temendo che avessi qualche cattiva notizia.

    “Ciao, Jacob!”, dissi sorridente, per rassicurarlo.

    “Sono venuto per parlare con te…”, sorrisi, di nuovo rivolto a lei, Bella al mio fianco che si stringeva affettuosa a Jacob.

    “Ne parlavo con tua madre…Che ne diresti se Esme venisse con te a Jacksonville?”, chiesi, con l’aria più serafica del mondo, “…penso le farebbe piacere passare qualche giorno con te e Renèe…”

    Si staccò da me come se le avessi dato la scossa e il suo sorriso angelico e adorante si pietrificò in una smorfia di sorpresa inaspettata e sgradita. Dalla bocca socchiusa uscì un respiro strozzato e, sfuggendo il mio sguardo improvvisamente guardingo, “NO!”, disse, tra lo stupore generale e poi si morse le labbra, come a punirsi che quella parola le fosse rotolata fuori dalla bocca troppo frettolosamente, senza riuscire a trattenerla.

    Bella rimase attonita, guardandola senza capire e Jacob le posò il braccio sulle spalle improvvisamente contratte, scrutando il suo volto.

    “Che vuol dire…NO?”, chiesi, improvvisamente calmo, troppo calmo…come avessi la sensazione che la sua risposta istintiva avesse qualcosa a che fare con gli eventi di quella mattina.

    La inchiodai con uno sguardo al quale non riuscì a sottrarsi e sentii la mano di Bella trattenere la mia con forza, lo sguardo preoccupato fisso sulla linea dura della mia mascella contratta.
    La mente di Renesmee sembrò chiudersi con uno scatto secco e mi ritrovai messo alla porta dai suoi pensieri.

    Jacob guardava alternativamente me e Nessie, improvvisamente nervoso, in quell’attimo di silenzio sospeso, pesante e grave. Le risate degli altri ci giungevano come un’eco fastidiosa e fuori posto.

    “Non vuoi andare …con Esme…?”, sottolineai, ignorando Jacob che istintivamente si stringeva al suo fianco, protettivo.

    Vedevo il petto di Renesmee sollevarsi e abbassarsi inquieto, mentre un rossore più acceso le imporporava le guance. Strinse le labbra e s’irrigidì, come a prendere coraggio, ma il suo sguardo era fermo nel mio, pronto a sfidarmi, se solo gliene avessi offerto l’occasione.

    “No…ho deciso di non andare, per ora….”, disse, a voce talmente bassa, che lo sciabordìo lontano delle onde sulla riva quasi coprì le sue parole riluttanti.

    Bella taceva, ma era sorpresa quanto me.

    “E quando l’avresti deciso…?”, chiesi con una vena sottile di sarcasmo, “ fino a ieri eri entusiasta di partire…sono settimane che ne parli…”

    Io stesso non sapevo dove volessi andare a parare…procedevo a tentoni, cercando di far combaciare tra loro i pezzi di un mosaico, di cui mi rendevo conto mi mancavano quelli più significativi, quelli che avrebbe dato corpo all’immagine.

    Le parole uscivano fluide dalla mia bocca e davo l’impressione di una certa sicurezza, ma i miei pensieri erano confusi, quasi timidi e vergognosi di se stessi.

    “Sto in vacanza….la scuola è finita e posso andarci anche più avanti, tutto qui…ora o tra qualche settimana che differenza fa?”, sibilò, cercando istintivamente la mano di Jacob, come ad assicurarsi il suo appoggio .

    Lanciò un’occhiata fugace a Bella, sperando che intervenisse a suo favore, ma gli occhi di Bella erano fissi su di me, sulla mia evidente e inspiegabile tensione e rimaneva muta, come sempre quando la mia abituale dolcezza lasciava il posto a una rigidità che la intimoriva e mi rendeva quasi un estraneo.

    “Qualche problema?”, rilanciò Renesmee, con un tono che suonò come una dichiarazione di guerra.
    Jacob si mordeva il labbro, indeciso se sfidare la mia evidente irritazione che lo escludeva palesemente, o tacere, cercando col suo muto sostegno di arginare la crescente insofferenza di Nessie.

    “Edward…non c’è bisogno di inquietarsi…”, azzardò Bella, “Renèe non si offenderà…in fondo vuole solo rimandare di qualche settimana…”

    “Avrei bisogno di parlarti da solo…” dissi, continuando a fissarla negli occhi e sciogliendo le mie dita, in modo delicato ma deciso, dalla stretta di Bella.

    Jacob avanzò impercettibilmente…forse il passo lo fece solo nella sua mente, o forse lo immaginai soltanto, ma girai il viso di scatto a fulminarlo, “Jacob!”, sibilai.

    “Fammi solo prendere un asciugamano…”, replicò Nessie a denti stretti, divincolandosi stizzita dalla stretta di Jacob, come a punirlo di aver fallito e dirigendosi rigida e impettita verso il falò.

    “Si può sapere che ti prende?”, chiese Bella, tirandomi per il braccio per volgermi verso di lei.

    Ma il mio sguardo seguiva i movimenti di Nessie, che marciava bellicosa di nuovo verso di me, avvolgendosi nell’asciugamano, la mano che scansava con arroganza i capelli umidi e scomposti che il vento le sbatteva sul viso.

    “Non posso parlare con mia figlia da solo?”, replicai tagliando corto, il tono eccessivamente tagliente. Bella serrò le labbra strette e gli occhi si velarono di una sofferenza e di un umiliazione tale, che Jacob aprì la bocca per intervenire, ma poi cambiò idea e, tendendo la mano a Bella, dolcemente le disse, “Vieni…andiamo a salutare gli altri…Emily è tanto che non ti vede….”

    “Allora…posso sapere qual è il tuo problema?”, mi affrontò insolente, ma con una baldanza un po’ teatrale, che tradiva il timore di trovarsi improvvisamente sola, sotto il mio sguardo freddo e indagatore.

    “Mi sto chiedendo se non sia tu ad avere un problema…”, dissi, con voce improvvisamente più morbida, inclinando leggermente la testa da un lato e posandole le mani sulle braccia.

    Si ritrasse appena, irrigidendo i muscoli, la sua tensione palpabile sotto le mie dita.

    “Non capisco proprio di cosa tu stia parlando…che c’è di strano se voglio passare un po’ di tempo con Jacob ora che è finita la scuola e se rimando questo viaggio di un po’?” chiese, cercando di sostenere il mio sguardo più a lungo possibile.

    “Nessie…”, sbuffai, a questo ennesimo tentativo di fuorviarmi, “…tu e Jacob state sempre insieme…andate anche a scuola insieme, ci manca solo che dormiate pure insieme…”, mi sfuggì, il tono della voce alterato.

    “Papà!!!!”, gridò, gli occhi che le fiammeggiavano, “E’ questo il tuo problema? Sei geloso di Jacob?”

    “Scusami…non volevo esprimermi così…ma ho la sensazione che tu voglia cambiare discorso…che usi Jacob come una scusa…”, dissi, sforzandomi di riprendere il controllo, “C’è niente…c’è niente che vuoi dirmi?” e la mia voce suonò quasi come una supplica.

    Il lampo di sfida nei suoi occhi si era spento, ma mi sbirciava guardinga, chiedendosi probabilmente se dietro quel mio interrogatorio si nascondesse qualcosa di concreto, qualcosa che non aveva previsto e che non sapeva come affrontare.

    “Sono anni che ci chiedi di conoscere Renèe, ne parli continuamente…tieni le sue foto tra le tue cose più care….”, dissi, e la mia voce scemò quasi in un sussurro, quasi volessi farle credere che avesse soltanto sognato quello che stavo dicendo…

    Aspettai la sua reazione. Era un grosso azzardo, ma non mi lasciava altra scelta.

    Lo sguardo che seguiva i cerchi che il suo piede tracciava nervoso nella sabbia chiara rimase per un attimo fisso a terra e in quell’attimo il tempo sembrò fermarsi, pietrificato in un silenzio quasi surreale.

    Poi alzò la testa di scatto e i suoi occhi si accesero di una furia che la bocca tremante non riuscì a trattenere. Il viso stravolto da una rabbia che ne distorceva i lineamenti in una maschera di odio feroce, mi si avventò addosso, spingendomi lontano da lei.

    “TU!!! Tu…come hai potuto???? Tu hai frugato tra le mie cose!!!”, gridò, mentre lacrime brucianti cominciarono a rigarle il viso e apriva e chiudeva la bocca, scuotendo la testa incredula, senza trovare parole che potessero esprimere tutto il suo furore, guardandomi come se non mi avesse mai visto per quello che realmente ero, come se avesse scoperto una persona orribile al posto di quella che aveva sempre amato con tutto il suo cuore.

    Come se l’avessi tradita.

    “Aspetta…”, dissi deciso, bloccandola davanti a me, mentre il cuore mi si spezzava a vedere i suoi occhi pieni di un odio così feroce da sembrare incancellabile e la trattenni per le braccia, mentre cercava di sfuggirmi.

    “Di chi è quel sangue?”, le chiesi freddo, la voce che non tradiva alcuna emozione, ma il cuore che sembrava ardere nel mio petto.

    Spalancò la bocca, immobilizzata dal mio sguardo e dalle mie parole.

    Nei suoi occhi leggevo solo paura, disperazione, confusione, sconfitta…

     
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  15. ~ * ~ [ BrEaTh Of YoU ] ~ * ~
     
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    Bravissima Tesò!

    Posta posta posta! image

    Come sono curiooosa! image

    1 bacione! image

     
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